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Tra i tanti barattoli che erano presenti sul piano della cucina, ve ne era uno contenente dei sassi dolci.Zia Caterina, che mi aveva fatto da Tata nel periodo della mia infanzia, conosceva bene la mia passione, la mia attrazione nei confronti di questi preziosi amuleti.
Un anno si è recata in vacanza a Cogoleto, nota località ligure.
A lei avevo chiesto, come facevo solitamente a tutte le persone che si recavano in località marine, un pugnetto di sassi del luogo, che potessero essere messi poi nei miei barattoli… sempre in vista sul piano della cucina.
Aspettavo con ansia l’arrivo di zia, e ogni giorno la immaginavo in riva al mare con zio Giovanni e mio cugino Luca.
Li immaginavo giocare tra le onde, come facevo io ogni volta che mi recavo in spiaggia. Li immaginavo giocare con la sabbia, ed ero certa che zia raccogliesse per me sassi piccoli, tondi e piatti, lavorati molto dal mare.
Al suo ritorno (mi ricordo come fosse ora) le corsi incontro abbracciandola. Lei estrasse dalla sua grande borsa un sacchetto di plastica trasparente. Ho ancora nelle orecchie il rumore delle carta che scricchiolava come il ghiaccio sotto i pieni nel periodo invernale.
Era legato da un nastro rosso di raso che scivolava velocemente sotto le dita.
Gli occhi erano pieni di colori: vi erano sassi grigi, neri e bianchi. Le forme erano tutte diverse, e alcuni avevano macchie nere, altri bianche. Non avevo mai visto sassi come quelli!
Poi zia mi disse… che quelli erano sassi dolci! …ancora oggi ricordo la delusione, svanita in un attimo… quando dalla borsa tirò fuori un sacchetto di carta marrone, quello che si utilizzava per il pane. Al suo interno, sassi tondi, piccoli e piatti consumati dal mare e qualche piccola conchiglia.
Nel toccarli sentivo la loro energia e il mio cuore batteva forte per la felicità.
Gio
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