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Cosa ti ispira di più?

Spesso mi viene domandato quale sia stata la scintilla, l’ispirazione che ha dato vita ai miei gioielli.

La verità è che non lo so, perché non esiste una risposta letterale.

È sempre stata lì, un bocciolo nei miei pensieri che pian piano cresceva maturando nel frutto succoso, col il quale ho saputo saziare la mia fame di condivisione.

Chi dipinge, modella, fotografa, scrive, compone o crea lo sa. Sono sensazioni innate, che ci accompagnano da sempre nel nostro quotidiano, nella naturalezza delle gesta spontanee.

Un soffio offerto dal principio, un dono dato come guida verso la nostra integrità.

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Con il sole sulla pelle e il mare tra le dita, aspetto la primavera.

Arriva un momento dell’anno in cui si attende solamente la rinascita della Natura, come simbolo, che segna un cambiamento anche dentro di noi. 

Ci si rivolge al mondo con più speranza, con desiderio di vita. 

Un sentimento molto fragile in questo periodo storico, che dobbiamo afferrare con tutte le nostre forze e stringere tra le mani come un’asta, e noi funamboli, in cammino verso la nostra libertà.

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Ogni giorno cerco l’amore.
Lo cerco nella mia famiglia, nei miei animali. Lo cerco fra le piante nei vasi e la loro terra bagnata. Lo cerco tra la farina mista allo zucchero. Lo cerco nella scatola da cucito, tra fili sparsi e bottoni solitari. Lo cerco tra i panni stesi al sole, tra i libri amati e quelli non capiti e tra le foglie di tè secche nel barattolo. Lo cerco sulla vecchia poltrona e tra i fili d’erba del mio prato in giardino.
Cerco l’amore anche tra la gente, che distratta vedo passare al di là dei vetri. Sia degli animi solitari che a testa bassa, camminano veloce con lo sguardo pensieroso, sia nelle sorridenti coppie mano nella mano che sembrano volare a un metro da terra con lo sguardo perso negli occhi dell’altro e la bocca piena di risi.
Cerco amore in ogni sfaccettatura delle mie giornate, e trovo amore in ognuna di esse.

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Benvenuto 2022.

Mi sono presa qualche giorno di riflessione prima di scriverti.
Devi sapere che il 2021 è stato un anno molto particolare… Pieno di momenti di gioia ma anche di attimi bui in cui avrei voluto mollare tutto.
A volte la strada verso il sogno non è tutta nuvole e cieli rosei… Spesso mi sono ritrovata soffocata fra sabbie mobili sociali da cui non è che uno debba necessariamente uscirne, ma la pressione diventa giorno dopo giorno talmente tanta che conviverci non è facile. Tuttavia gli ostacoli più grandi sono le immense foreste di rovi e arbusti in cui la mia mente ogni tanto si perde, e mi ritrovo immobile, imprigionata tra pensieri taglienti e dubbi che mi circondano, avvolgono, pungono e crescono sempre più fitti.

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Forse non tutti lo sanno ma non vivo al mare. Abito in collina, tra le Langhe e il Roero, sul cucuzzolo, circondata da campi e prati. 
Non amo particolarmente l’autunno, mi rattristisce sempre un po’. Non fraintendete, rimango affascinata dalla metamorfosi che compie la natura, tra colori rossicci, melograni e uve… Tuttavia tutto per me assume un’aria di lontana malinconia. Spleen.
L’aria qui da me sa di terra bagnata e di foglie calpestate. Umidiccia e grigiastra si attacca alla pelle, e pian piano ti arrossa il naso e le orecchie. Si sentono sempre trattori andare avanti e indietro tra vigne e campi… “Carlo, anduma?”, un contadino urla per sovrastare il borbottio del motore. Si fa sera.
I cani abbaiano lontani a chi di tanto in tanto passa in macchina o in bici. 
Fuori dalla finestra, Tordi e Merli si affrettano al nido. Ormai fa buio in fretta e in controluce sul cielo purpureo si vedono già le ratavuloire.
Fra poco sarà ora di cena, e nel mentre che le ultime pietanze si scaldano in forno, vago libera per la stanza attratta verso i miei amati sassi.
Con le lancette che assopite si ricorrono in un vortice infinito, mi lascio muovere la mano dall’intuito verso i barattoli nascosti e un po’ impolverati.
L’etichetta dice “bottoni”. (Chiamo così tutti i sassi che trovo carini ma non bellissimi, quelli che non utilizzo per la gioielleria ma come fermagli per i miei astucci.)
Li verso rumorosamente sul piano in legno. È un vecchio bancone da falegname, segnato dal tempo e dal lavoro, ma molto robusto, come li facevano una volta.
Con la mano li allargo e distrattamente inizio a giocarci con le dita, come un bimbo alla ricerca della caramella più succulenta.
“Ma che bello questo!” Chissà perché al tempo lo misi in quel barattolo… 
“Anche questo è carino!” Sembra un cioccolatino, color nocciola con delle strisce qualche tono più chiare e qualche tono più scure… Ovalino e ben smussato. 
I miei occhi si muovo velocemente e come puntini che si uniscono con un’unica linea a formare un disegno, eccola! La nuova collezione!
Bizzarro come priorità e prospettiva cambino così in fretta. Ciò che un tempo passava indifferente davanti ai miei occhi, oggi si rivela un tesoro prezioso, il tassello mancante, la chiave di volta, la pietra miliare, se vi va di giocare con le parole. 
Rivaluterò le miei scelte, come possibilità a nuovi percorsi. 

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Sono appena tornata dal mare. Dopo un infinito viaggio in macchina per via delle code in autostrada, eccomi finalmente a casa.
Tornata in negozio, la prima cosa che ho fatto è stata disporre i sassi trovati sul mio piano di lavoro, per riassaporarli e meditare ancora un po’ dei giorni passati. 
Quest’anno il mare mi ha fatto trovare meno “ovetti”, che tanto mi piacciono… I sassi erano meno lavorati del solito, quasi come se anche il mare fosse andato in quarantena e per mesi non avesse lavorato. 
Molti erano scheggiati, alcuni erano squadrati… Tanti irregolari. 

Se da un lato mi ha lasciata un po’ amareggiata, dall’altro mi emoziona sempre trovare scenari differenti…
Chissà cosa mi aspetta la prossima volta!

Gio

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Era il Giugno 1979 ed io ero al mare con la mia nonna nella solita località ligure.

Da qualche anno avevo fatto amicizia con un pescatore del posto. Era un marinaio perfetto: capelli bianchi come la spuma del mare, barba lunga e brizzolata, pelle sempre ambrata e segnata con spessi solchi sulla fronte e attorno agli occhi, dove immaginavo granelli di sabbia e sale fermi ad aspettare il bagno della sera. Indossava sempre una maglietta bianca e un paio di pantaloni morbidi in tela azzurra.

Ogni mattina arrivava in spiaggia con un furgone 850 di colore verde pistacchio.
Questo mezzo era molto affascinante ai miei occhi di bambina!

Come il pescatore, anche lui aveva ben visibili i segni del tempo. Il sedile posteriore aveva un grosso buco dove spesso si trovava un gabbiano dormire. Entrava dai finestrini che lasciava sempre abbassati per far girare l’aria, forse attratto dal forte odore di pesce provenire dall’interno.
Anche i fanali frontali erano anomali…non c’erano! E lui non si era mai preoccupato di tappare il buco con delle luci nuove.

Il suo nome era Pierin, detto il Bacàn. Lì era una sorta di capo, il padrone. Era un tipo poco loquace, un po’ burbero a volte, ma alla mia insaziabile curiosità non diceva mai di no.
Amava raccontarmi le sue avventure in barca, svelarmi i segreti del suo mestiere e vantarsi dei pesci più grandi che fu mai riuscito a pescare. Amavo ascoltarlo, le sue parole erano per me sempre un grosso insegnamento.

Sulla spiaggia dei pescatori, fra resti, remi e barche, vi erano tanti sassi stupendi, dove il continuo movimento dell’onda aveva dato forma a piccoli capolavori.

Sassi rosa, bianchi, grigi, a righe bianche e a righe nere, con forme a cuore o a uovo, grandi e piccini: i miei occhi erano pieni di meraviglia e la voglia di raccoglierli…irresistibile!

Il mio secchiello azzurro era sempre colmo di preziosi amuleti che puntualmente nonna, al suo arrivo, mi faceva rigettare in mare. “Dove li metti? Fanno disordine” così mi diceva.

Ci fu un giorno che il mio raccolto fu così soddisfacente, che il pensiero di separarmene mi tormentava.
In attimo d’inventiva, che mai mi mancava, trovai un nascondiglio speciale: presi la carta della focaccia dal cestino della merenda e tra un morso e l’altro, ci accartocciai tutti i miei sassi in piccoli pacchetti. 
Ne misi uno per fanale, uno nel buco nel sedile e un altro sotto il tappetino.
Ero certa che Pierin, anche senza spiegazioni non li avrebbe mai buttati. 

Grazie Pierin. Non te l’ho dissi mai.

Gio
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Finalmente sono arrivate le vacanze, e quelle di quest’anno hanno un sapore speciale.

Già dai primi giorni faccio sogni particolarmente emozionanti.
Il “silenzio” la fa da padrone, sarà perché in questo periodo lo cerco spesso, ritagliandomi momenti per praticarlo.
Nel sogno c’è una voce che mi chiama e mi invita ad appartarmi in un luogo tranquillo.
Ogni notte lo stesso sogno, la stessa voce che mi sussurra. La sveglia è spenta ma alle 6:00 mi desto.
Qualcosa dentro di me mi spinge ad indossare abiti e scarpe comode e partire verso un luogo che solitamente non frequento.

Cammino per circa un’ora… e i miei  occhi vedono scenari bellissimi, scogliere, sassi in ogni dove e acque cristalline.
Sono titubante… vorrei scendere verso quel mare, quei ciottoli. Non conosco il posto e non so se posso risalire verso il sentiero che  mi ha portata fino a lì.
Rimango in silenzio… senza farmi nessuna domanda, confidando in una risposta da dentro!
Dopo qualche minuto mi trovo su quella spiaggia di acqua cristallina e di ciottoli tondi.
Mi tolgo gli abiti comodi e mi tuffo in acqua!
In quel momento comprendo il mio sogno…
Mi lascio andare, rimanendo in silenzio, a pelo d’acqua e mi accorgo, che sotto nel profondo, i sassi hanno un loro linguaggio.
Mi emoziono, i miei occhi si riempiono di lacrime e ritornano al mare.



Gio

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